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...e se ci coordinassimo?...e se ci coordinassimo?

Mercoledì 5 maggio 1999 - riflessioni e proposte

Lettera aperta ai musicisti evangelici italiani

Come nei mesi scorsi qualcuno ha avuto modo di dire, continuare a discutere sul teorico senza poi passare alla fase pratica fa perdere un po' di senso al dibattito. Potrebbe sembrare che il nostro sia solamente un interesse accademico, un voler definire a livello filosofico-sociologico una giustificazione a quello che stiamo dicendo e facendo. Personalmente, per quanto possibile, desidero invece dare alla discussione un risvolto più concreto, e vedere chi si accoda a questa mia idea.


Mi sembra ormai pacifico che più o meno tutti i musicisti cristiani - o almeno tutti quelli che ho avuto modo di contattare attraverso la mailing list di Musictusnews - concordano sulla necessità portare avanti il proprio compito sforzandosi di sfruttare al meglio i talenti che ognuno di noi ha, evitando il famoso discorso «Faccio quello che posso, tanto il Signore capisce e apprezza», perché sarebbe come pretendere che, visto che li ha apprezzati quando avevamo tre anni, nostro padre apprezzasse disegnini simili anche da figli trent'anni più vecchi...
Mi sembra altrettanto chiaro che nessuno di noi e' contento per l'attuale situazione della musica evangelica italiana: gli inni non "girano" abbastanza, ogni chiesa ha la sua traduzione e il suo arrangiamento personale all'inno - con conseguenti problemi di "connessione" nel caso più comunità si incontrino per lodare insieme -, scarsa comunicazione e poco scambio di materiale e consigli utili.


Tutto questo, come ho già scritto tempo addietro nell'articolo “La musica cristiana in Italia†, è dovuto fondamentalmente all'estrema frammentazione del panorama evangelico italiano. Un problema, quello della frammentazione, che coinvolge ogni aspetto della vita dell'ambiente evangelico italiano: la musica è solo uno dei tanti settori che ne risentono. Ma è quella che noi che partecipiamo a questa mailing list, sentiamo di più, ed e' quella che quindi dovremmo mirare a risolvere.


E allora? Le soluzioni sono fondamentalmente due.
1. Aspettiamo che qualcuno o qualcosa (una chiesa, un denominazione, un'associazione...) riesca finalmente a coordinare e mettere in comunione tra loro la maggioranza o la totalità delle chiese evangeliche italiane. Per farlo, dice più di qualcuno, bisogna prima avere un progetto culturale comune, una piattaforma base di convinzioni e di posizioni su cui lavorare. Quindi, se aspettiamo prima la "piattaforma" e poi il "coordinamento", possiamo metterci comodi, ma molto comodi.


2. Ci muoviamo noi, per quanto ci concerne. Ossia: iniziamo a "contarci" e a coordinarci tra "operatori del settore", e in particolare tra quel sottobosco musicale evangelico fatto di artigiani della musica che operano sul campo, conducendo le rispettive comunità nel canto e lavorando sul repertorio delle comunità stesse. L'obiettivo e' quello di conoscersi, coordinarsi, mantenere vivi i contatti, scambiarci materiale utile per il nostro lavoro (traduzioni, nuovi inni etc.) e, se non è pretendere troppo, incontrarsi periodicamente.


Insomma: possibile che serviamo lo stesso Signore, lavoriamo nello stesso campo, tentiamo tutti di portare avanti al meglio il nostro incarico, eppure non ci conosciamo né sentiamo il desiderio di conoscere chi fa... il nostro stesso lavoro?


A me, devo dire, questa situazione pesa. E spero che pesi anche a voi. Quindi, per qualche momento, dimenticate i dibattiti sul "senso della nostra arte" o sul "significato dell'essere musicista", per approdare a proposte più concrete.


Si potrebbe cominciare facendo il punto su "chi siamo"; questa iniziativa potrebbe partire proprio da questa mailing list per poi allargarsi attraverso ognuno di noi a quei pochi "colleghi" di altre chiese che conosciamo di persona; Musictus, Continentals e altre realtà evangeliche (evangeliche, grazie) già consolidate potrebbero mettere a disposizione la loro struttura nonché conoscenze e contatti per completare l'opera e raggiungere quanti ancora non siano stati raggiunti.


Sarebbe cosi' difficile? Personalmente non credo proprio. Basterebbe provarci. C'è l'intenzione di farlo?
Senza contare tutte le implicazioni, "l'indotto" che questa iniziativa potrebbe portare: nuove collaborazioni, nuovi contatti e nuove produzioni discografiche, la scoperta di realtà (vocali e strumentali) poco note o del tutto sconosciute ma degne di nota che potrebbero dare alla realtà musicale evangelica l'impulso a una sempre maggiore consacrazione, lontano da "ismi", da canti "politically correct" e da testi tanto diluiti da sembrare più deisti (o new age, o buonisti... fate voi) che cristiani.


Che sia chiaro, comunque: nessuno pretende di fare ciò che dai tempi di Lutero non è riuscito, vale a dire smussare le irriducibilità delle varie confessioni - che pure, ironia della sorte, dovrebbero avere una base dottrinale identica.


La mia proposta riguarda solamente l'aspetto musicale. Che poi questo possa portare anche a un miglioramento dei rapporti generali, non e' da escludersi a priori. In fondo la musica non ha frontiere.


Che dite, proviamo? Poi, potremo anche continuare nei nostri dibattiti.



Paolo Jugovac
[5/5/1999]



 

 

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